lunedì 18 luglio 2011

"Ritornerà l'ottimismoooo a Lampedu.s.a."

Gli antichi borghi di Compiano (un incantevole borgo ai confini tra Emilia e Liguria), illuminati dalla luna, odorano di antico lavoro e di vita.
La serata di "Negri, froci e giudei", inizia con la diffusione tra le bellissime mura di questo paese, di una malinconica fisarmonica che ci ricorda chi siamo e qual è stata la nostra identità nel '900.
Tra i tavoli eleganti, con le candele accese, il pubblico segue molto attentamente ciò che Gian Antonio Stella sta raccontando del suo libro, che ha per tema l'eterna lotta verso il diverso, o meglio, verso l'altro.
Le mani dei presenti, che scivolano talvolta sulle bocche con senso di sgomento, talvolta sugli occhi, servono quasi come un velo per non vedere la crudeltà che testimoniano certi racconti.
Stella racconta l'eterna lotta contro il debole, i ruoli di lupi e agnelli che si scambiano continuamente nella ciclicità della storia dei popoli; storie di oppressione, di pregiudizio, di sopraffazione, di dolore e di fatica consumata dall'antico odio verso "l'italiano creatura sporca, che gode a vivere nella miseria, la peggior feccia mai sbarcata in America" (NYTimes 1906), verso "il tedesco che non ha l'intestino", verso "l'arabo malvagio e puzzolente", verso "l'ebreo", "il negro", il "frocio", il "bastardo", "l'anarchico", il "comunista", "l'armeno", "il bambino schiavo", "la venere ottentotta", "la prostituta sporca".
E' un universo di mondi quello che racconta Stella, con lucido realismo che costringe chi ascolta a pensare che certe realtà non sono poi così lontane dalle nostre: "fare la pulizia etnica dei zingari, dei bambini zingari che vanno a rubare ai nostri anziani", parole di un esponente di spicco del secondo partito del governo della Repubblica, pronunciate ad una manifestazione pubblica, con accanto un futuro ministro.
Stella ricorda la durezza della vita dei migranti, "trenta giorni di nave a vapore", per raggiungere "la sorella America", la terra dei sogni, della libertà, la stessa che assassinò le vite dei due anarchici italiani, colpevoli forse di non essere come loro, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
E poi il genocidio degli Armeni, che pochi ricordano e forse la moltitudine non conosce neanche, avvenuto agli albori del 1900. Il racconto, poco prima di entrare in una camera a gas, dell'Olocausto, visto dagli occhi impauriti e svuotati dall'angoscia, di un bambino morto in un campo di concentramento.
La stupidità di giovani contemporanei che postano su Youtube versioni rivisitate di canzoni pop, di chiarissima matrice nazi-fascista, fino ad arrivare al razzismo feroce che non risparmia nemmeno il Presidente Obama e la moglie Michelle, che proprio su Internet subiscono la caricatura vergognosa di una scimmia che prende il posto dei loro volti. 
"Occorre ricordare, perchè altrimenti ci si ricasca". Le parole del giornalista accompagnano l'ultimo racconto dello spettacolo: la storia è della Venere ottentotta, comprata agli inizi del Novecento da un ricco inglese per una particolarità del suo corpo. Una bellissima ragazza proveniente dal sud-africa, trasformata barbaramente  e cinicamente in un bieco fenomeno da baraccone. Una volta  disfattosi di lei, il padrone la lascerà vagare per Parigi, sola, analfabeta, povera. Costretta a vendersi per sopravvivere, morirà di malattia qualche periodo dopo. Un medico francese sezionerà il suo corpo, dimostrando e mostrando la diversità della "razza" a partire dal suo cervello.
 Mandela, una volta presidente del suo Paese, pretenderà di riaverla in Sud-Africa, onorandola con un monumento che ha il solo compito di ricordare cosa significa rispettare l'altro e amare l'umanità in quanto tale.
La scrittrice iraniana Marjane Satrapi scrive "Si può perdonare, ma non si deve dimenticare". 
Tutto vero.

Ps.i giorni che il mondo sta vivendo, per quanto riguarda etica ed economia sono davvero molto critici. Ora, come sempre, mi piacerebbe domandare ai quanti hanno votato questi incapaci (non è ideologia politica, è oggettività!), se sono davvero convinti che la loro pensione calpestata, o il loro "salario" che non arriva talvolta agli 800 euro, sia tutta colpa "dei bambini zingari" di cui parla quel gentiluomo del sindaco leghista.
Mi piacerebbe anche domandare a tutti, se siamo convinti di vivere in un paese "moderno", davvero democratico e civile, visto che un cittadino comune (e anche i giornalisti) ha il DIVIETO ASSOLUTO di visitare i C.i.e. Come mai? Non abbiamo forse il diritto/dovere di vedere le penose condizioni di salute cui sono costretti i clandestini? Che c'è? Forse il signor "ministro" teme che le persone  possano finalmente aprire gli occhi e accorgersi che quella dei clandestini è solo l'ennesima balla elettorale che serve per aiutare il verdepartito? Cavalcare la paura?
Si esige serietà Signori, Civiltà. Serietà. Condizione lontana dal nostro triste Regno Birbonico (luttazzi rules!).


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