Riapre "Go Away Marajà" e riapre parlando di politica e di campagna elettorale italiana.
Una rassegna di post dedicata all'analisi di tutti i programmi politici che decideremo di votare.
A occuparsene sarà Leonardo Grilli, giovane studente dell'Università di Siena, che racconterà minuziosamente le strategie e i segreti linguistici della dialettica politica.
Partiamo?
Il "nuovo" che avanza (dalla cena di ieri): PDL
di Leonardo Grilli
Nell’analizzare un programma elettorale di un partito, sono due le
cose a cui credo si debba prestare particolare attenzione: lo stile ed i
contenuti. Il primo svela la mentalità e le strategie comunicative, i secondi
ti dimostrano che non ti stanno raccontando sciocchezze. O più spesso, il
contrario. Saranno quindi queste due linee guida che seguirò durante questa
serie di articoli sui programmi delle principale formazioni politiche italiane.
Lo stile: grafica e dono della sintesi(?)
La
prima cosa che si nota andando a sfogliare il programma del Pdl (che potete
trovare a questo link) è la marea di pagine in cui il
lettore viene fatto affogare: 36, ben 31 in più del Pd. Gli unici che non fanno
testo sono Sel, che in puro stile vendoliano presenta 50 pagine di prosa
serrata, e la Lega Nord, che non si sa perché a deciso di creare un intricato
insieme di link, categorie e sottocategorie. Ma ne parleremo in seguito. Ma la
cosa divertente è che ciò che spicca di più in questo poema sono le foto: il
marketing ha superato i contenuti, come dire che un programma si giudica
dall’aspetto. Foto di soldi, di enormi edifici in costruzione, di bambini che
giocano e donne che fanno sport, di inquietanti poliziotti e allegri studenti
davanti ai libri. La sensazione che ho avuto è stata quella di risfogliare un
vecchio libro di inglese per le elementari, dove le regole erano spiegate
attraverso le illustrazioni (spesso grottesche diciamocelo, ma perché tutti
devono sempre sorridere?). Infine, non poteva mancare la solita letterina
scritta dal presidente, stampata in quarta e quinta pagina, in prima persona e
dai toni fortemente paterni e protettivi. Tralasciando uno stile che, anche
qui, sembra fatto per farsi capire da un bambino di cinque anni, i contenuti
sono a dir poco contraddittori o nel migliore dei casi inutili: sono diventato
nonno per la settima volta. Bene auguri, ma non segna un punto a tuo favore
dammi retta. A meno che ovviamente non punti al voto degli ultraottantenni,
cosa del tutto legittima. Aboliremo l’Imu, quando sono loro che l’hanno votata
e sostenuta. Fine
del finanziamento pubblico ai partiti, quando prenderanno lo stesso i rimborsi
durante queste elezioni. E potrei andare avanti, e così farò.
I contenuti: scurdammoce
‘o passato
Va bene,
probabilmente mi sentirete particolarmente critico nei confronti del Pdl, ma
obbiettivamente ci sono cose che non si possono accettare, e primi fra tutti
stanno coloro che vogliono prenderti in giro. A qualunque schieramento
appartengano. I punti disseminati lungo il programma sono lo specchio della
lettera di Silvio: tanta retorica, molta emotività, ma poca memoria e scarsissimo
pudore. Prima cosa che salta all’occhio è la questione dei condannati in
paramento: assolutamente non pervenuta, nonostante se ne sia tanto parlato. Ma
nemmeno un “forse ci pensiamo”, niente. Limite al mandato dei parlamentari: il
patto del parlamentare recita “impegnarmi
al servizio del Paese per non più di due legislature, a partire da questa”.
Capite? A partire da questa, ma pensano che siamo tutti analfabeti? Ciò vuol
dire che tutte le mummie che da decenni deambulano fra le aule avranno ancora
due legislature a loro disposizione. Per intervistarle ci vorrà il carbonio 14.
Dimezzare i costi della politica: il punto c’è, ed è già qualcosa, ma sul come
farlo non si è molto chiari. Rafforzamento
dei poteri del Governo: ma dai, ancora? Hanno avuto la maggioranza più larga
nella storia della repubblica e l’unica cosa che hanno fatto rapidamente sono
le leggi ad personam. Conflitto di interessi: non pervenuto nemmeno lui, ma
questo era prevedibile. Non puoi chiedere al tacchino di cucinarsi da solo. Federalismo
fiscale: è già, qui ci sbizzarriamo. Divertente l’idea di lasciare alle
autonomie locali il 75% delle entrate e di destinarne il 25% allo stato
centrale; peccato che fu il centrodestra e la Lega ad abolire l’Ici, vera linfa
vitale dei comuni italiani, costringendo poi poco dopo ad introdurre l’Imu.
Famiglia: quella fra uomo e donna, e su questo non ci stupiamo ovviamente,
aiutata da un piano bebè che non si sa di quanto sia e da un implemento degli
asili nonostante i precedenti tagli della riforma Gelmini. Lotta all’evasione
fiscale: non pervenuta nemmeno questa, in un paese con la più alta evasione
europea. Turismo: il “nostro petrolio” lo definiscono, ed è un paragone
azzeccato per l’uso che ne hanno fatto. Bruciato. Pubblica amministrazione: non
si parla affatto della riduzione dei maxi stipendi dei grandi manager, o della
partecipazione di enti privati in società pubbliche. Infine, sulla scuola, non
vale nemmeno la pena commentare: tutto ciò che hanno scritto contrasta con
quello che hanno fatto nel governo precedente.