sabato 19 maggio 2012

19 maggio 2012

"E' sempre stato difficile avere 20 anni, e non sarà mai semplice essere italiani."
          
   Enzo Biagi













lunedì 14 maggio 2012

L'Indignazione un anno dopo


Democracia Real YA!

Tra pochi giorni, il 15 maggio, sarà il primo anniversario dell’invasione pacifica di Puerta del Sol a Madrid. Protagonisti indiscussi? Gli “Indignados”: giovani studenti universitari (e non solo) che nel caldo e assolato maggio 2011 hanno deciso di trasferire la loro protesta, dalle proprie menti alla più grande piazza della capitale spagnola.
Il 2011 è stato un anno contrassegnato dalle rivolte dei giovani: una primavera infuocata che ha avuto inizio nel dicembre 2010 in Tunisia e che attraversa tutto l’anno fino a toccare l’autunno 2011.
Il vento della rivolta, portato in questa magnifica annata, ha confermato due dati importantissimi: il primo è caratterizzato dall’elemento anagrafico, ovvero l’età di chi ha protestato nelle piazze di tutto il mondo; il secondo è il ritratto di una società giovane, cosciente e consapevole della propria condizione che improvvisamente si accorge di avere la capacità di infrangere vecchi schemi sociali portandosi nelle piazze giorno e notte. Con una tenda, magari.
Questo è accaduto in molti luoghi del mondo. 


Studenti universitari, divisi tra  libri e lavori precari, vittime di equilibri economico-finanziari instabili, si sono resi protagonisti di una lotta pacifica che ha fatto discutere e che ha concretamente messo in crisi vecchie strutture sociali.

Il filo rosso che tiene unite realtà così diverse è il desiderio di capovolgere la propria situazione, per portarne una nuova, più equa e più giusta.
Il 2011, portatore sano di “Primavera di giovani”, ha determinato un nuovo modo di manifestare: la Primavera Araba ha insegnato la perseveranza, la Grecia di Piazza Sintagma ha raccontato la rabbia, Puerta del Sol a Madrid ha dato inizio al fenomeno degli Indignati, le fiamme di Tottenham hanno descritto un profondo disagio sociale e Occupy Wall Street ha riversato migliaia di studenti sotto la Borsa di New York.

Cosa lega veramente il fuoco di Tottenham alle fiamme Bouazizi, il giovane tunisino che ha infiammato le piazza del Maghreb sacrificando la propria vita?
Cosa tiene strette le mani alzate di giovani di tutto il mondo? Le realtà sono tutte molto diverse tra loro; tuttavia, il filo rosso che accumuna uno studente di medicina spagnolo a un giovane architetto tunisino non è soltanto l’elemento anagrafico, ma probabilmente un profondo disagio sociale, lacrime occultate e l’indifferenza di poteri che sembrano sempre troppo lontani dalla realtà.
Anni e anni in cui la politica non ha ascoltato i giovani, gli studenti, ma ha preferito forse fingere di non vedere e non sentire. La totale incapacità di alcuni di curarsi del disagio di coloro che ne pagano le spese, lasciando covare spesso rabbia e frustrazione.

E in Italia? Il fenomeno in Italia purtroppo si è registrato molto poco, sporadicamente e in maniera purtroppo non sempre efficace. Studenti arrabbiati avevano sfilato pacificamente nell’inverno del 2010, prima che scoppiasse e che si infiammasse la calda primavera del 2011.


All’appuntamento del 15 Ottobre 2011 “People Rise Up!”, impegno preso da tutte le piazze del mondo, l’Italia a Roma ha raccolto migliaia di persone.


Persone che hanno riempito le vie e le piazze della capitale senza armi e a volto scoperto.
Purtroppo, come spesso accade qui da noi, qualcuno ha preferito “giocare alla guerriglia” e ha macchiato quella che poteva essere un’occasione di sintonia con le tante piazze del mondo.
Si levava tra i palazzi della vecchia Roma del fumo nero: una camionetta dei carabinieri in fiamme e un fiume di polemiche successive.

E ora, a quasi un anno di distanza, che cosa succederà? Rimarrà tutto fermo oppure tanti giovani continueranno a dividere le loro tende nelle piazze delle più importanti capitali del mondo, per scontrarsi con un sistema mediocre e fallimentare?

La storia è fragile, ma la verità esiste.