Dopo il programma elettorale del PdL, oggi
tratteremo quello del suo avversario storico, il Pd (che potrete trovare
cliccando su questo link).
Scopriremo così che, se nello stile i due testi si differenziano profondamente,
nei contenuti le distanze si attenuano, evidenziando come il nemico da
sconfiggere per la sinistra non sia solo (come sarebbe ovvio) la destra, ma
piuttosto le nuove formazioni politiche.
Lo stile:
elenco puntato, questo sconosciuto
Vi ricordate quando nel precedente articolo
si è detto che il PdL ha organizzato il suo programma per elenchi, puntando
sulle immagini, l'emotività e l'impatto visivo? Ebbene, in questo caso dimenticate
tutto. In un periodo storico dove le differenze contenutistiche fra destra e
sinistra si sono assottigliate notevolmente, per combattere l'avversario non
resta che puntare sui comportamenti e sullo stile. In questo caso, sulla
grafica. Così scompaiono totalmente le immagini, i colori si limitano ai titoli
(10, per 5 pagine totali) e il testo è organizzato in una prosa scorrevole ma
poco efficace da un punto di vista comunicativo. Il programma è specchio del grande
handicap storico della sinistra dei nostri giorni: l'incapacità di comunicare
alle masse, di attrarre a sé il grande pubblico. Da questo punto di vista, 1 a
0 per il PdL.
I
contenuti: tra retorica e innovazione
Dieci titoli, due soli nemici: il berlusconismo
(ovviamente) e il nuovo. Su quest'ultimo, nessun giudizio di merito sul fatto
che la novità in questo caso sia positiva o negativa, ma solo la constatazione
che a quanto pare ciò che spaventa il Pd sono anche le formazioni politiche di
recente creazione. Per fare un nome, il Movimento5Stelle. Ma procediamo con
ordine, primo punto: l'Europa. Evidente che il dito viene puntato
contro le grillin affermazioni di uscita dall'euro, tanto da scrivere nero su
bianco che "la prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa bussola:
nulla senza l’Europa". Addirittura si va oltre, poiché "l’orizzonte
ideale degli Stati Uniti d’Europa dovrà iniziare ad acquistare
concretezza". Secondo punto: democrazia. E qui, obiettivamente, il Pd segna
un grosso punto a suo favore: se da un lato si parla di combattere il populismo
e i movimenti personalistici (attaccando contemporaneamente Grillo e la destra
berlusconiana), dall'altro si citano argomenti fondamentali e ignorati dal PdL.
Si parla di una dura lotta all'evasione fiscale, ai reati di mafia, ai crimini
contro l'ambiente, per arrivare a "norme stringenti in materia di
conflitto d’interessi, legislazione antitrust e libertà
dell’informazione". Certo si glissa sul "come", ma lo scarto
rispetto alla destra è evidente. Terzo punto: il lavoro. Onestamente,
nonostante si critichino le "scelte della destra nell'ultimo
decennio", le proposte sono in buona parte simili a quelle della destra
stessa; eccezion fatta per un "sistema fiscale che alleggerisca il peso
sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni
finanziari e immobiliari". Uguaglianza, libertà e sapere hanno
come grandi protagonisti le donne (con una rivisitazione delle leggi sulla
procreazione assistita e l'interruzione volontaria di gravidanza), il
mezzogiorno ed i giovani (diritto allo studio, investimenti sull'istruzione
pubblica, attenzione alla dispersione scolastica soprattutto in zone ad alta
infiltrazione criminale). Sviluppo sostenibile e beni comuni
sono invece un'accozzaglia di retorica e aria fritta con scarse proposte
concrete, ad esempio manca un piano definito per le rinnovabili e per evitare
che la mafia si infiltri in appalti di questo tipo, così come è successo per
l'eolico in Sicilia e nel sud. Infine, diritti e responsabilità segnano
l'ultimo scarto del Pd, con un avvicinamento a quei parametri democratici che
ormai sono comuni a quasi tutto l'occidente sviluppato. Si apre, infatti, alle
unioni gay riconosciute giuridicamente, si preme per una legge contro
l'omofobia, si sancisce il principio che un bambino nato in Italia debba essere
di diritto cittadino italiano. Infine, vengono chiariti i doveri degli alleati
verso il premier e i cittadini: tuttavia, visto ciò che è accaduto nei
precedenti governi di centrosinistra, è lecito dubitare che basti fare appello
alla responsabilità dei parlamentari.
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